151°-LE GUARDIE REGIE PRESSO LA DIMORA DI MADISSA

Una volta nei pressi dei casolari di Madissa e di Stiriana, ai quali seguiva quello di Feura, tanto Zipro quanto i soldati che aveva condotti con sé rimasero allibiti, a causa dello spettacolo che si era presentato ai loro occhi. Essi adesso scorgevano i vari corpi esanimi dei figli di Stiriana, i quali stavano disseminati qua e là sul piccolo spiazzo antistante ai tre casolari suindicati. Dal conteggio effettuato dai soldati di Cotuldo, i cadaveri risultarono dieci, siccome adesso vi si trovava anche quello di Partros tra quelli dei fratelli uccisi da Francide. Era stato Astoride, il suo strangolatore, a trascinarlo fuori dall'abitazione di Madissa e ad unirlo agli altri. Egli aveva ritenuto giusto quel suo provvedimento, essendo una cosa da farsi. Alla loro vista, il comandante delle guardie esclamò:

«Che diamine è successo quassù! Sembra che di qui sia passata la morte con la sua falce sterminatrice! Si può sapere chi è stato a seminare tante vittime in questo luogo soprelevato? Qualcuno sarà stato senz'altro a farlo! Forse sarebbe meglio dire una banda di assassini!»

Un attimo dopo, però, rimanendo ancora impressionato dalla falcidia di vite umane che veniva costretto a fissare con lo sguardo smarrito, egli si rivolse a Zipro e gli fece presente:

«Ma tu, giovanotto, non mi avevi riferito che erano due donne indifese a trovarsi in serio pericolo? Invece mi ritrovo davanti ad una ecatombe di soli uomini! Essi, essendo tutti giovani, probabilmente erano quelli che le minacciavano! Non è forse vero? Mi immagino che sarà proprio come ho detto! Allora avresti tu qualche idea di chi possa essere stato a farli fuori con fredda determinazione? Se lo vuoi sapere, non credo proprio che siano state le due donne ad ammazzarli, cioè quelle di cui mi hai parlato presso il corpo di guardia! Esse, a tuo dire, erano loro a necessitare del nostro aiuto con la massima urgenza!»

«A questo punto, non saprei dirti niente a tale riguardo, comandante, perché ero assente.» gli rispose il giovane figlio di Feura «Lo sai anche tu che ero intento a chiedere il vostro intervento in questo posto. Comunque, sono convinto che sarà stato qualcuno che avrà avuto i suoi buoni motivi, se li ha accoppati come cani rognosi! Secondo me, probabilmente saranno stati dei loro conoscenti, i quali, essendo capitati per puro caso sul posto, avranno preso le loro difese, uccidendoli tutti!»

Un attimo dopo, Zipro scorse Stiriana che, mostrandosi accasciata per il dolore, era riversa sul corpo senza vita del suo ultimogenito. La donna, pur apparendo intontita dalla calamità che le era piombata addosso, si dava ad accarezzarlo teneramente e a baciarselo. Allora egli, additandola all’autorevole gendarme, gli aggiunse:

«Ti conviene chiederlo a lei, egregio comandante, poiché è la madre delle dieci vittime, che si sono meritate la morte. La donna si chiama Stiriana e sarà stata senza dubbio presente allo sterminio dei suoi numerosi figli. Ella, perciò, dovrebbe anche essere in grado di dirti quanti erano coloro che giustamente glieli hanno ammazzati senza pietà!»

Al suggerimento del giovane, il cinquantenne comandante delle guardie regie si avvicinò con compassione all'afflitta Stiriana. Ella era ancora riversa sul cadavere del suo rampollo e si prestava ad elargirgli le sue carezze e i suoi baci. A dire il vero, la donna in quel momento si trovava in uno stato psichico confusionale, il quale faceva davvero spavento. Dopo averla aiutata a sollevarsi da terra con un po' di fatica, Pleos, apparendo titubante, le si espresse con le seguenti parole:

«Ti porgo le mie condoglianze più sentite, sventurata donna! Mi dici ora chi sono stati i senzadio che ti hanno privata dell’intera prole tutta insieme? Ma vorrei sapere anche per quale motivo essi li hanno trucidati barbaramente. Tu dovresti poter rispondere alle mie domande, considerato che eri presente al loro avvenuto ammazzamento!»

Stiriana, anziché dedicarsi a colui che era il capo dei gendarmi e rispondergli, si diede ad inviare occhiate di sgomento agli altri nove figli morti ammazzati. I cui corpi erano sparsi in diverse parti del luogo, mostrando dei volti lividi ed insanguinati. Allora, senza dare alcuna risposta al gendarme, ella si mise a gridare forte: "Poveri figli miei! Me li hanno massacrati tutti e dieci! Me li hanno portati via per sempre, i maledetti! Non li riavrò mai più con me a rendermi la vita dolce e serena!"

«Questo lo vedo anch'io, brava donna;» acconsentì Pleos «però voglio avere da te i nomi degli uomini che li hanno fatti fuori senza avere un briciolo di pietà. Sono qui per arrestare i loro assassini. Ma per fare questo, ho bisogno di conoscere i loro nomi. Allora riesci a comprendermi? Cerca di darmi degli indizi utili, che mi portino a loro! Altrimenti la nostra venuta in questo posto non sarà servita a niente!»

Alla fine, essendosi reso conto che la madre degli assassinati non lo stava nemmeno ascoltando e dava ad intendere di volere menare per le lunghe la sua piagnucolosa tiritera, si strinse nelle spalle. Subito dopo, rivòltosi ai suoi uomini, gli fece presente:

«Da questa donna, a quanto pare, non ci caviamo un ragno dal buco! Ad ogni modo, ci sarà pure qualcun altro, tra i vicini di casa, che avrà assistito al cruento combattimento. Se c’è, egli è pregato di farsi avanti e di dirci ogni cosa sulla sanguinosa lotta che c’è stata qui poco fa!»

A quel punto, Zipro, non volendo che l’indagine finisse in quel modo, cioè senza che si conoscessero i colpevoli di tante uccisioni, pensò di fare la sola cosa che riteneva giusta in quella circostanza. Perciò si affrettò a far presente all'autorevole Pleos, che lo ascoltò con attenzione:

«Comandante, forse conviene rivolgerci a mia madre. Sono sicuro che ella avrà assistito a tutto il putiferio che c'è stato in questo posto poco fa, interessata com'era alla vicenda delle due donne in pericolo! Se me lo consenti, vado a chiamarla e la faccio venire davanti a te, perché tu possa interrogarla ed avere delle risposte inerenti al caso!»

Quando poi Feura venne fuori della sua abitazione insieme con il figlio, mostrandosi orgogliosa dell'importante ruolo che tra breve avrebbe avuto in quella tragica vicenda, il capo dei gendarmi, rivolgendosi a lei con garbo e cortesia, si diede a domandarle:

«Allora, brava donna, saresti così gentile da raccontarmi ogni cosa su quanto è accaduto in questo luogo di morte, prima che giungessimo noi, guidati dal tuo simpatico figlio? Come pure le saremmo immensamente grati, se ci rivelasse anche in quanti erano gli autori dell'orrenda carneficina, che si è consumata in questo posto. Ti garantisco che, dopo che ci avrai narrato ogni cosa a cui hai assistito, nessuno ti farà del male o agirà contro di te! Te lo prometto!»

La madre di Zipro, mettendo in mostra una fervida parlantina, incominciò a riportare al suo interlocutore i vari episodi che avevano condotto alla strage dei figli di Stiriana. Ella, per accontentarlo maggiormente, si era data a fare una esposizione dei fatti assai minuziosa e precisa! Quando infine Feura ebbe terminato il proprio racconto dettagliato, il basito Pleos fece la seguente considerazione:

«Deve essere un'ottima lama il fidanzato di questa ragazza, il cui nome è Rindella! Mi piacerebbe proprio fare la sua conoscenza e chiedergli da quale maestro egli ha appreso l'eccezionale uso della spada! Comunque, bisogna riconoscere che il giovane giustiziere ha agito legittimamente, essendo venuto in difesa della fidanzata e della futura suocera, le quali si trovavano entrambe in stato di pericolo!»

Dopo aver pronunciato quelle parole, le quali erano state senza dubbio a favore dello straordinario spadaccino, il gendarme si avvicinò nuovamente a Stiriana e le fece presente:

«A quanto pare, cattiva madre, sei stata tu ad istigare i tuoi figli contro le due povere donne. Invece, avendo trovato un osso duro, essi hanno pagato il fio della loro prepotenza. Purtroppo per te, soltanto dopo l'avvenuta mattanza, hai potuto constatare quali risultati si ottengono, quando si consigliano male i propri figli! Ma essi, anche se fossero riusciti a scamparla, dopo avrei dovuto arrestarli io e trarli in prigione. È chiaro che sulle loro teste sarebbero pesati molti gravi capi d'accusa, come: la violazione di domicilio e la violenza carnale, per il minore di loro; l'istigazione a delinquere e il favoreggiamento, per tutti gli altri! Inoltre, stando alle vigenti leggi, ti faccio presente che essi avrebbero pagato molto salatamente i loro gravi reati! Hai sentito, donna, quello che ti ho detto oppure non ti garba per niente ascoltare le mie parole, siccome esse ti risultano più che sgradite?»

Vedendo poi che Stiriana non interveniva in nessuna maniera a giustificare le cattive intenzioni dei loro figli, essendo stata lei la causa principale della loro morte, né tanto meno le interessava contestare l'addebito da lui mosso a loro carico, Pleos infine si rivolse ancora a Zipro e gli fece la seguente comunicazione:

«A questo punto, mi vedo costretto a scambiare quattro chiacchiere con le due donne, che stavano per restare vittime della prepotenza e della sopraffazione. Perciò, giovanotto, mi faresti la cortesia di accompagnarmi da loro due, perché io le contatti e le interroghi anche su altre cose, le quali però non c'entrano con l'ecatombe qui portata a termine?»

«Mi dispiace, comandante, ma non posso farlo di persona,» gli rispose il giovane «poiché devo rientrare immediatamente in casa per sbrigare un mio urgente bisogno fisiologico. Al mio posto, però, potrà farlo la mia carissima madre. Ella, mettendosi a tua disposizione, ti accompagnerà dalle persone a cui desideri rivolgere le tue domande!»

Feura fu lieta di mettersi al servizio del capo dei gendarmi. Così, insieme, si recarono all'uscio della vicina di casa, dove non ci fu neppure bisogno di bussare alla porta, poiché essa rimaneva ancora scardinata. Allora bastò chiamarla per nome dal difuori, per farla venire all'esterno. Riguardo alla loro porta, la quale era stata buttata giù da Astoride, va fatto presente che i due giovani, prima di congedarsi da loro, avevano promesso alle due donne che l'indomani senza meno sarebbero ritornati ad aggiustarla. La riparazione era stata rimandata al giorno dopo, poiché essa non poteva essere eseguita a causa del buio. Il quale, come si poteva osservare, era imminente ad affacciarsi dappertutto, con l’intento di restarvi per l'intera nottata a far compagnia a persone e a cose.

Quando Madissa venne fuori con la sua Rindella, per essere stata chiamata dalla vicina di casa, Pleos rimase subito colpito dall'aspetto nobile della ragazza, oltre che dalla sua seducente bellezza. Ma una volta che si fu ripreso dallo stupore, incominciò a dirle:

«Sei tu la meravigliosa ragazza, che i farabutti volevano rendere vittima della loro scelleratezza?! Che sciocco che sono, visto che non potrebbe essere altrimenti! Ma per fortuna, grazie al tuo valoroso fidanzato, essi hanno avuto tutti la punizione che si meritavano! Sia lodato il divino Matarum! Ho visto che il tuo ragazzo riesce a difenderti molto bene, anche quando corri dei rischi di una certa gravità e per mano di un nemico non facile da piegare. Egli deve essere un tipo abbastanza in gamba, dal momento che riesce a destreggiarsi con la spada come pochi al mondo! Ma ora, non avendolo fatto finora, mi presento subito. Io sono Pleos, il comandante di tutti questi gendarmi che scorgete quassù.»

«Puoi dirlo forte, comandante! Uguali al mio ragazzo e al suo amico Iveonte, non ce ne sono in tutta Dorinda. Anzi, non se ne trovano neppure nell'intera Edelcadia! Adesso che lo hai saputo, non ti meraviglierai più di ciò che egli ha saputo fare in questo posto contro i miei importunatori. Comunque, il mio ragazzo ne ha affrontati solo nove, facendoli fuori tutti! Il decimo è stato strangolato dal suo amico, il quale ha dovuto abbattere la porta di casa per raggiungermi e liberarmi da lui.»

«Non metto in dubbio che il tuo ragazzo sia abbastanza bravo nel tirare di scherma. Ma arrivare ad affermare che lui e il suo amico sono addirittura gli schermitori più provetti dell'intera Edelcadia, a mio modesto parere, significa peccare un po' troppo di presunzione. Non ti pare, graziosissima fanciulla? Già, il proprio fidanzato è sempre insuperabile e nessuno può considerarsi uguale a lui. Questo è un fatto risaputo!»

«Quanto ho asserito su di lui, autorevole gendarme, è solo la verità. Posso convincertene senza alcuna difficoltà, visto che mi è consentito!»

«Mi dici come farai a persuadermi di ciò che hai affermato, amabile fanciulla? Intendi forse fornirmi qualche elemento concreto, il quale mi obblighi a crederti? Se ti consideri in grado di poterlo fare, allora affrettati a dimostrarmelo, poiché ne sarò molto lieto! Te lo assicuro!»

«Certo che posso farlo, comandante! Così, dopo che ti avrò chiarito ogni cosa, mi darai di sicuro ragione! Non credo che nella reggia tu non abbia mai sentito parlare dell'attacco subito dalla principessa Lerinda da parte del mostro Talpok. L’episodio allora fu talmente eclatante, che non si riuscirà a scordarlo facilmente: almeno negli ambienti della reggia!»

«Come avrei potuto non sentirne parlare, mia simpatica fanciulla! Le gesta del giovane, il quale riuscì a salvarla, sono tuttora sulla bocca di tutti i cortigiani e di tutti noi soldati! Anzi, qualche giorno prima, devo ammetterlo, egli aveva anche umiliato Croscione, il nostro comandante supremo e consigliere del re Cotuldo. Ma a che proposito hai citato quel fatto strabiliante? Io non riesco a collegarlo con il tuo attuale fidanzato!»

«Ebbene, il giovane, che è stato il salvatore della principessa, è l'amico fraterno del mio ragazzo. Essi si vogliono bene come due fratelli, poiché sono cresciuti insieme fin dalla loro fanciullezza ed hanno avuto lo stesso maestro d’armi. Adesso comprendi perché anche il mio fidanzato è in gamba? Oppure ne dubiti ancora, dopo averti dato queste dilucidazioni, le quali dovrebbero averti messo in chiaro ogni cosa?»

«Ma ti sei riferita proprio al corteggiatore dell'unica sorella del nostro sovrano, ossia della nobilissima principessa Lerinda?»

«Devo invece correggerti, mio simpatico comandante. Iveonte non corteggia la sorella del re; ma è il suo fidanzato ufficiale! Ella lo ama nella stessa misura che io amo il mio ragazzo. Se conosco queste cose, è perché spesso ci capita di andare in giro insieme, cioè Iveonte, la principessa Lerinda, il mio ragazzo ed io. La qual cosa è avvenuta anche quest'oggi, prima che quassù accadesse tutto quanto hai appreso!»

«Come vedo, mi trovo di fronte a persone che hanno amicizie nelle alte sfere di corte! Perciò è mio dovere omaggiare te e tua madre, nonché mettermi a vostra completa disposizione! Dunque, ditemi: in questo momento, in che maniera posso esservi utile? Sarò lieto di mettermi a vostra completa disposizione! Siete contente?»

«Se non ti dispiace, qualcosa potresti farlo per noi, illustre Pleos, considerato che vi trovate qui.» intervenne a rispondergli Madissa, però senza specificare che non era la madre di Rindella «Vorremmo che ci faceste liberare già questa sera della compagnia dei dieci cadaveri che si trovano davanti a casa nostra. La loro presenza ci mettono parecchia paura. Perciò non vorremmo averli tra i piedi, proprio questa notte che siamo rimaste anche senza la porta d’ingresso!»

«Sarà fatto senza meno, gentildonne! Tra meno di mezzora, ossia appena sarò giunto alla reggia, manderò quassù due necrofori, i quali guideranno un carro ciascuno. Vedrete che essi penseranno a disfarvi dei cadaveri entro questa sera stessa. Siatene certe che avverrà quanto vi ho promesso! Ad ogni modo, consideratemi sempre ai vostri ordini, rispettabili donne, siccome lo meritate!»

Così dicendo, Pleos manifestando una profonda riverenza, si congedò da Madissa e dalla sua Rindella, intenzionato a raggiungere al più presto la reggia con i venti gendarmi, che aveva condotto al suo seguito. Egli aveva premura di impartire ai becchini di corte l'ordine di andare a prelevare le salme dei dieci figli di Stiriana, volendo evitare di farle rimanere a lungo in quel luogo e provocare degli spaventi nelle due nobili donne. Mentre poi Pleos passava davanti alla madre dei dieci cadaveri, la quale si era considerevolmente ripresa, ella si mise ad urlare forte:

«Gendarmi, lo sapete chi è la ragazza, che avete ossequiata? Voi non sapete niente di niente di lei. Ma adesso ve lo dico io! Così dopo la penserete diversamente, riguardo a lei! Ve lo garantisco!»

«Chi può essere mai la fanciulla?» le chiese Pleos «Di lei sappiamo ormai quanto basta per farcela già stimare una persona rispettabile! Oppure sulla ragazza c'è ancora da sapere qualcos'altro, che gentilmente vorresti palesarci tu? Se hai altre notizie da darci su di lei, fallo prima che sgomberiamo questo posto per raggiungere la reggia!»

«Sfido io che ella è una donna rispettabile, gendarme, considerati il suo rango e la sua paternità! Per questo avevo pensato di farla sposare con il mio ultimogenito!»

«Vuoi mettermi al corrente, donna, chi sarebbe l'illustre suo genitore e come mai egli non è qui con lei e la fa vivere in un posto così umile?» si lasciò trascinare dalla curiosità il capo delle guardie, essendo rimasto sorpreso dall'intervento di Stiriana.

«La ragazza è la figlia del...» cominciò a dire l'angustiata donna; ma poi, avendo preferito tacere, evitò di terminare la frase iniziata. Ad un certo momento, infatti, non se l'era più sentita di pronunciare il nome dell'illustre genitore di Rindella. Stiriana stava aggiungendo "re Cloronte", allorché i suoi occhi, che adesso si manifestavano ardenti di odio, si posarono sulla persona di Feura, nella quale scorsero subito una testimone scomoda. Perciò la presenza della sua vicina di casa le troncò la frase tra le labbra e la fece ammutolire all'istante. Anche se il suo odio verso la ragazza era enorme, la paura di esporsi così al disprezzo e alla rabbia di tutti i suoi concittadini si rivelò in lei ancora maggiore. La ex amica di Madissa era convinta che, non appena si fosse propalata in Dorinda la notizia che era stata lei a denunciare e a fare imprigionare la principessa Rindella, per lei sarebbe stata la fine. Non ci sarebbe stato più un solo angolo della sua città dove poter rifugiarsi e sentirsi veramente al sicuro. Perciò decise di frenare la sua lingua in quella circostanza e di rimandare la sua vendetta ad un tempo migliore. In avvenire, però, ella non avrebbe fatto una pubblica denuncia, bensì sarebbe ricorsa ad una delazione. Così la sua spiata sarebbe rimasta anonima al cento per cento e l’avrebbe salvaguardata dalla vendetta di uno qualsiasi dei Dorindani, siccome essi, sentendosi traditi ed offesi da lei, l’avrebbero odiata a morte.

«Insomma, di chi è figlia questa benedetta Rindella? Non vorrai mica tacere, dopo che hai iniziato a parlare!» Pleos sollecitò vivamente la strana donna a terminare la sua frase interrotta, vedendo che ella esitava parecchio a farlo.

Invece ogni suo invito, che rivolse alla donna per farla parlare, rimase lettera morta. Alla fine Stiriana gli rispose:

«Non ha alcuna importanza ciò che volevo riferirvi. Per la verità, quanto stavo per rivelarvi sono sicura che non vi interesserebbe neppure un poco. Probabilmente, vi annoierebbe soltanto a morte! Dunque, non date nessun peso alle mie parole di poco fa e proseguite pure per la vostra strada, la quale è quella che vi porterà alla reggia!»

«Non potrebbe essere altrimenti, donna in preda al dolore! Perciò togliamo l'incomodo all'istante e ce ne ritorniamo immediatamente al nostro reparto.» concluse il comandante dei gendarmi.

Subito dopo, insieme con i suoi uomini, egli abbandonò in gran fretta quel luogo, che non riusciva a sopportare più. Nello stesso tempo, anche la fioraia si affrettò a rientrare, senza degnare del proprio saluto la sua vicina di casa. Ma ella non aveva compreso un accidente di ciò che si erano detti Rindella e il comandante delle guardie regie. Addirittura non ricordava più nessuno dei due nomi maschili da lei citati.


Quando raggiunse il figlio in casa, ella lo trovò in preda ad un terribile mal di pancia, essendo stato colpito da una colica intestinale. Allora la donna decise di preparargli un infuso lenitivo. Intanto che si dedicava alla preparazione della calda tisana, ella aveva premura di fargli presenti alcune sue considerazioni. Esse riguardavano ciò che le era capitato di ascoltare all'esterno della loro abitazione. Perciò iniziò a dirgli:

«Zipro, è indiscutibile che Stiriana si è comportata in ogni caso in modo perfido, sia per avere istigato i propri figli contro le due donne sia per averli assecondati nei loro vergognosi propositi. Per tal motivo, da domani in avanti, ella potrà scordarselo il mio saluto! Ma devo ammettere che anche Madissa e la sua Rindella, alle quali stavo iniziando ad affezionarmi di vero cuore, mi hanno delusa tantissimo. Perciò anche a loro due, sempre da domani, toglierò il saluto e non rivolgerò mai più la parola! Ovviamente, non senza un giustificato motivo da parte mia!»

«Perché mai, madre, anche a loro due vuoi togliere il saluto? Vuoi riferirmi quanto è successo fuori, che ti ha fatto cambiare opinione sulle due maltrattate donne? Eppure, ti sei data da fare così tanto perché esse non diventassero vittime dei prepotenti figli della nostra vicina! Invece, all'improvviso, ti sono diventate antipatiche come Stiriana! Non trovo giusto questo tuo cambiamento di giudizio nei loro confronti!»

«Adesso mi spiego senza indugio, figlio mio. Rindella ha dichiarato al comandante delle guardie di essere amica della principessa Lerinda, la quale, come sai, è la sorella del nostro tiranno Cotuldo. Anzi, pure il suo fidanzato e un suo amico, dei quali non rammento più i nomi, frequentano la reggia e hanno ottimi rapporti tanto con il re Cotuldo quanto con la sua germana. Come vedi, ci troviamo di fronte a gente che è nemica del nostro re Cloronte. Per questo entrambe vanno ugualmente tenute alla larga da noi. Dopo che ti ho chiarito ciò, caro Zipro, stai bene attento e guàrdati da loro, se non vuoi che si venga a sapere che sei un ribelle! Quindi, devi tenerti lontano da loro, se non vuoi essere scoperto.»

«Madre, è possibile che tu creda ancora alle favole? Come puoi pensare che delle donne di infimo ceto, il quale è uguale al nostro, possano essere amiche addirittura della sorella del despota Cotuldo? Lo avranno detto unicamente per ingraziarsi il comandante delle guardie e per nessun altro motivo. Te lo posso garantire io!»

«Secondo te, Zipro, egli avrebbe dato loro ascolto, senza arrestarle per millantato credito, se le due donne non gli avessero fornito delle prove convincenti? Comunque, in un certo senso dobbiamo anche ringraziarle perché, grazie a loro, presto ci libereremo anche delle salme dei figli di Stiriana. Ma noi dobbiamo evitarle il più possibile, se vogliamo vivere nella massima serenità, senza minimamente temere di trovarci in guai molto seri dall'oggi al domani! Dammi retta, figlio mio!»

«Ciò che affermi, madre, è altrettanto vero; ma può anche darsi che il gendarme si sia fatto convincere dagli occhi ammalianti della ragazza. Ad ogni modo, anche se per me i tuoi sospetti non sono giustificati, da oggi la diffidenza nei loro riguardi è d'obbligo. Suggerirei di limitarci, per il momento, a tenerle solamente sotto il nostro serrato controllo, almeno finché non ne avrò parlato con i miei amici ribelli. Anzi, chiederò a Lucebio in persona delle notizie sulle due donne, dal momento che dovrò condurmi al suo campo dopodomani mattina. Così saprò da lui la verità su Madissa e la sua Rindella. Adesso sei tranquilla, madre? Oppure devo fare qualcos’altro per te, pur di vederti rasserenata? Se ti senti di propormelo, sono disposto ad ubbidirti all'istante!»

«Siccome non mi sento ancora del tutto tranquilla, figlio mio, desidero che tu vada a chiedere senza perdere tempo al maniscalco Fusso qualcosa sul fidanzato di Rindella. Egli lo conoscerà senza meno, visto che pure il giovane e i suoi due amici lasciano i loro cavalli in custodia presso la sua bottega. Ecco quanto voglio da te, questa sera stessa, Zipro! Perciò accontentami, se non vuoi fare star male la tua mamma!»

«Va bene, madre, sono disposto ad appagare anche quest'altro tuo desiderio. Quindi, andrò da Fusso, dopo che avrò bevuto il mio infuso e mi sarà calmato un po' il forte mal di pancia! Ma riuscirai poi a prepararlo, visto che ne dubito, a causa delle tue infinite chiacchiere? Comunque, ti do la mia parola che, dopo averlo bevuto, andrò a fare una visitina al maniscalco! Adesso, però, sei pregata di sbrigarti nel prepararmi la bevanda, che, a quanto vedo, sto aspettando invano!»

Nel frattempo, come Pleos aveva promesso, erano giunti i due robusti necrofori, che dovevano portarsi via i cadaveri dei dieci giovani. Essi adesso li stavano trasferendo con una certa sollecitudine, ovviamente uno alla volta, sui carri da loro stessi guidati, essendo intenzionati a finire il lavoro, prima che fosse notte inoltrata. Infatti, entrambi non vedevano l'ora di ritornarsene presso le loro famiglie, dove li attendevano con ansia. Perciò, quando Zipro uscì di casa per condursi dal maniscalco, dopo aver bevuto la sua benefica pozione, notò che i necrofori avevano quasi condotto a termine il loro lavoro. In quel momento, essi si stavano già incamminando verso la necropoli, dovendo traslarvi le salme e gettarle nella grande fossa comune. Infatti, era questa la normale procedura legale, per quanto era attinente alla sepoltura di persone che non risultavano appartenere al ceto nobile.

Una volta che si fu presentato all’artigiano, il quale stava già chiudendo la bottega proprio in quel momento, il figlio della fioraia lo salutò cordialmente. Subito dopo cominciò a parlargli così:

«Fusso, se non disturbo, vorrei farti alcune domande. Cercherò di essere assai breve, dal momento che già stai chiudendo bottega!»

«Inizia pure a farle, Zipro, poiché sono a tua disposizione!»

«Puoi dirmi qualcosa sulle due donne che abitano vicino casa mia, cioè su Madissa e sulla figlia Rindella? Sai, prima che mia madre faccia amicizia con loro due, vorrei essere convinto che esse sono delle persone oneste ed affidabili. Non ritieni giusto pure tu, Fusso, questo mio eccesso di cautela, che ho deciso di prendere nei loro confronti?»

«Lo sai che mi fai veramente ridere, Zipro, con la tua insensata domanda? Scusami, per essermi espresso con queste parole!»

«Perché mai mi ti sei riferito a me con questo linguaggio, Fusso? Mi dici cosa ho detto di tanto inopportuno, da farti reagire così?»

«La questione è molto semplice, Zipro. Dovrebbero essere le due donne a concedere a tua madre la loro amicizia e non viceversa, considerata la loro nobiltà! Adesso mi sono spiegato come dovevo?»

«Che cosa ti fa asserire ciò che hai detto, amico mio? Posso saperlo anch’io, per favore, ad evitare di sbagliarmi ancora sul loro conto?»

«Madissa è una mia vecchia conoscenza, Zipro. La conosco da quando facevo il maniscalco presso le stalle reali e lei era la prima damigella d'onore della regina Elinnia. Quanto a Rindella, sono certo che non è sua figlia. Ella stessa, quindici anni or sono, ossia quando le trovai la casa dove abitano adesso, mi disse che la bambina era la figlia di sua sorella. La quale era rimasta vittima con il marito durante l'occupazione della nostra città. Ma voglio farti subito presente che, se lo scopo della tua domanda è ben altro, nel senso che hai messo per caso gli occhi addosso a Rindella, puoi scordatela, amico mio! Ella ha già un ragazzo. E che fidanzato in gamba! Se tu le torcessi un solo capello, potresti essere certo di aver finito di campare! Il ragazzo di Rindella è una vera macchina da guerra. Neanche cento uomini riuscirebbero a fermarlo! A questo punto, sulle due donne ti ho detto quanto basta e, per il tuo bene, anche qualcosa di più! Adesso che sai tutto, puoi anche cambiare i tuoi progetti sulla ragazza, ammesso che tu li abbia già fatti!»

«Anch’io, Fusso, mi sono accorto che il ragazzo di Rindella ci sa fare con la spada, dopo aver visto come ha conciato i dieci figli di Stiriana, i quali avevano tentato di importunare la sua fidanzata! Comunque, io volevo solo avere notizie su Madissa e sulla nipote per tranquillizzare la mamma. Ella si è messa in testa che esse, essendosi dichiarate amiche della principessa Lerinda, possono essere solo nemiche di noi ribelli!»

«Ah, è stato il suo fidanzato ad ammazzarli!? Ha fatto benissimo! In verità non sapevo neppure che si fosse trattato dei figli di Stiriana. I farabutti, anziché limitarsi a svolgere la loro attività di commercianti, la quale gli fruttava abbastanza, vigliaccamente hanno cercato di abusare di due donne indifese! Mi meraviglio della loro madre, la quale era anch'ella damigella d'onore della regina Elinnia. Per giunta, ella era pure una grande amica di Madissa! Perciò Francide, il suo innamorato, ha fatto il suo dovere a sistemarli in quella maniera miserabile! Così anche la farabutta loro madre giustamente l'ha pagata cara!»

«Ma di quale Francide parli, Fusso, amico mio!? Vuoi vedere che è proprio lui, il mio fenomenale maestro d’armi? Adesso che ci penso, soltanto lui potrebbe essere una vera macchina da guerra! Naturalmente, insieme con il suo amico fraterno Iveonte!»

«Certo che è lui, Zipro! Egli è l'amico di Iveonte e di Astoride. Anche tu, che sei dei nostri, dovresti conoscerli, visto che hanno abbracciato la nostra causa da pochi mesi! Essi, essendo dei nostri, si sono messi ad allenare i ribelli. Per cui sei capitato nella squadra di quelli che vengono allenati da Francide. Non è forse così?»

«Altro che se li conosco, amico mio! Non capisco però, Fusso, perché mai Rindella abbia riferito al comandante delle guardie di essere amica della principessa Lerinda. Ha forse ella mentito per qualche motivo particolare? Vuoi chiarirmi anche questo particolare sulla nipote di Madissa? Sai, ho bisogno di comprenderlo meglio!»

«Devi sapere, Zipro, che Rindella non ha detto alcuna menzogna, per il semplice fatto che Lerinda è sul serio la ragazza di Iveonte. Come mai ne eri ancora all'oscuro? Sebbene la cosa ti possa risultare assurda, la sorella del tiranno, spinta dall'amore per il suo fidanzato, si è schierata dalla nostra parte. Adesso ti è tutto chiaro, amico mio?»

«Chiarissimo, Fusso! Ora mi precipito a casa a riferire a mia madre le preziose notizie che mi hai appena date. Anche perché ella si era fatta una idea completamente errata delle due nobildonne. Così la tranquillizzerò, essendosi ella preoccupata per me, dopo ciò che è stato dichiarato dalla ragazza di Francide al comandante Pleos! Salutami la tua donna e tua figlia, amico mio! Ti ringrazio per le preziose informazioni!»

Una volta a casa sua, Zipro, con la felicità che gli traboccava dagli occhi, comunicò alla madre quanto aveva appreso dal maniscalco. La qual cosa rasserenò la fioraia e le fece mettere il cuore in pace. Ma poi, insieme, essi ci stettero a discutere sopra per l'intera serata, presentandosi l'argomento interessante ed intrigante. Soltanto al termine della loro lunga e vivace discussione, Feura e suo figlio, essendo stati sorpresi dal sonno, decisero di andarsene a letto. Così finalmente essi poterono concedersi un po' di riposo, dopo il grande trambusto di quella giornata. La quale era trascorsa indubbiamente più movimentata e più coinvolgente di tutte le altre che l'avevano preceduta!